Montagna, sport, salute: lo scialpinismo come laboratorio verso il futuro
Atleti, medici e specialisti a confronto per ragionare insieme sul rapporto fra sport e salute, rispetto del corpo, gusto della sfida e consapevolezza del limite: ieri (11 novembre) un convegno promosso dall’ATS della Montagna ha messo sotto i riflettori una disciplina sportiva con cui il territorio ha un legame molto forte e che fra poche settimane debutterà come sport olimpico nei Giochi di Milano Cortina 2026.
La giornata intitolata “Scialpinismo: la montagna, il corpo e la mente. Un viaggio tra sport e salute in vista di Milano Cortina 2026”, inserita nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, vuole essere il punto di partenza di una riflessione più ampia: obiettivo, valorizzare il legame fra lo scialpinismo e la promozione della salute e del benessere, riflettendo su come questo sport possa diventare un laboratorio di educazione alla salute, al rispetto del corpo e alla consapevolezza dei propri limiti.
“Anche in una provincia come la nostra, abituata ai grandi eventi, ci sono tante aspettative sulle Olimpiadi – ha rimarcato Monica Anna Fumagalli, direttore generale dell’ATS della Montagna – ed è significativo che proprio sul nostro territorio lo scialpinismo debutti come sport olimpico. È un mondo, quello dello scialpinismo, che contiene in sé alcuni elementi essenziali, resistenza, forza, contatto con la natura, sano stile di vita, che lo rendono un connubio molto significativo di sport, prevenzione e salute. Fare prevenzione oggi, infatti, non può essere disgiunto da alcuni concetti fondamentali di vita attiva e di sport, di attenzione per la salute, per l’ambiente in cui viviamo, per ciò che mangiamo”. Di qui l’iniziativa del convegno, rivolto al pubblico ma in particolare al settore sanitario “perché la formazione è la prima conquista della consapevolezza – ha rimarcato Fumagalli – e affinché il sistema salute possa funzionare al meglio dobbiamo prenderci cura in anticipo dei soggetti sani”.
La prima sessione del convegno ha visto protagonisti atleti e tecnici della squadra azzurra di scialpinismo, in una conversazione guidata da Fumagalli e da Arrigo Canclini del LaBiS (Laboratorio di Biomeccanica dello Sci)/IIS Alberti di Bormio. Sul tema “La montagna come palestra di vita” si sono confrontati gli atleti del Centro Sportivo Esercito Giulia Murada e Robert Antonioli, entrambi campioni mondiali di scialpinismo, insieme al tecnico FISI Ivan Murada, già campione del mondo di skialp, e all’ex allenatore della Nazionale Davide Canclini.
Nella seconda sessione del convegno l’attenzione si è invece concentrata sul tema “Sport, prevenzione e salute: il corpo e la mente in alta quota”, con una tavola rotonda coordinata da Chiara Radice, direttore sanitario dell’ATS della Montagna e responsabile scientifico del convegno.
“Lo sport è un grande alleato della cultura della prevenzione e può avere un ruolo fondamentale nella riabilitazione – ha sottolineato Radice -, quindi le esperienze degli atleti sono un punto di partenza molto interessante per approfondire diversi aspetti. Inoltre condizioni spesso estreme come quelle dell’alta montagna sono particolarmente significative quando si analizzano la risposta di corpo e mente e le capacità di adattamento dell’organismo, chiamando in causa biomeccanica e neuroscienze”.
La tavola rotonda, aperta con un intervento dell’atleta paralimpico valtellinese Martino Pini, bronzo nell’Handbike a Parigi 2024, ha coinvolto il dott. Luca Binda, direttore UO neuroriabilitazione unità spinale dell’ASST Valtellina e Alto Lario, il prof. Guido Baroni del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e il professor Renzo Pozzo, ricercatore e consulente scientifico in Scienze motorie, dell’allenamento e postura dell’Università di Udine.





